Damiano Quota41 Opzione Donna Ape Governo cerchi compromesso urgente

Cesare Damiano, presidente Commissione Lavoro alla Camera, in un suo intervento su ‘Mi manda Rai Tre’, spiega i suoi punti di vista riguardo a temi fondamentali relativi alla previdenza e cioè: Quota41, Opzione Donna e Ape, e ciò che si evince è la sua forza e fermezza nello spingere il Governo a rivedere le sue posizioni e riparare quelle mancanze dovute alla Legge Fornero 2011, mancanze che hanno messo l’Italia a pareggio con i bilanci ma le categorie di lavoratori e pensionati in ginocchio, gravando su di esse oneri pesanti quali l’innalzamento dell’età pensionabile.

L’apertura del Governo si è avuta con l’approfondimento, attorno al tavolo permanente istituito per le parti sociali,  delle tematiche previdenziali con la piattaforma sindacale unita Cgil, Cisl e Uil,  Damiano  dichiara: ‘Mi pare che prosegua la discussione ed il dialogo tra Governo e sindacati. Io mi auguro che quel tavolo produca un’intesa, quindi non basta dire che il Governo faccia da solo’, delineando che un compromesso fra le parti sarebbe l’ideale per raggiungere una intesa proficua e dare certezze alle categorie che attendono da immemore tempo una soluzione alle proprie aspettative.

Pressing al Governo per Quota41, Opzione Donna e Api
Cesare Damiano

Quota41 – Opzione Donna: il quadro preciso che Damiano spiega ha come intento di spingere il Governo ad un compromesso che possa eliminare qualsiasi penalizzazioni per le fasce più deboli, affermando. ‘Ci sono poi situazioni di particolare debolezza. Penso a chi è disoccupato di lungo periodo, ai lavoratori precoci che hanno cominciato a lavorare a 15, 16, 17, 18 anni. A chi fa un lavoro usurante, a chi è disabile. Queste persone con l’anticipo non devono pagare penalizzazioni. Bisogna che ci sia un intervento dello Stato che renda zero il costo di questa operazione’‘La soluzione è 41 anni di contributi. Io dico semplicemente questo al Governo: non si può pensare ad una soluzione che ottenga il favore popolare se non c’è anche la questione della contribuzione a 41 anni. In aggiunta c’è anche la scelta volontaria del pensionamento tramite opzione donna, ma vale per le persone che compiono entro il mese di settembre 2015 i famosi 57 anni se sono lavoratrici private o 58 se autonome. In più bisogna avere i famosi 35 anni di contributi. In proposito, l’Inps ha quantificato i costi in 2,5 miliardi, quando noi ritenevamo che questa operazione non dovesse avere nessun costo. Se quei 2,5 miliardi non sono stati spesi, il risparmio dev’essere utilizzato per allungare la sperimentazione’, temi che hanno infiammato dibattiti da lungo tempo con richieste rimaste inascoltate come quelle della categoria delle quindicenni che aspettano da anni una soluzione ma sono entrate nel dimenticatoio irresponsabile del Governo quasi fossero una zavorra di cui non tenere conto e non di persone che avevano tutto il diritto di entrare in pensionamento e bloccate dalla legge Fornero 2011, legge che non avrebbe dovuto essere retroattiva ma che faceva comodo lo fosse!

APE: per il prestito pensionistico Damiano non si trova d’accordo per gli oneri che verrebbero a gravare sulle spalle dei lavoratori che, dopo una vita di lavoro e di versamenti contributivi, si vedono un debito da restituire e premi assicurativi da pagare per accedere al pensionamento, una forma di ricatto inammissibile e inaccettabile, su questo punto Damiano afferma: ‘è evidente che se c’è un prestito, la parola prestito si accompagna alla parola restituzione. Il prestito pensionistico non è il mutuo sulla casa, che ha come restituzione eventualmente la casa. Gli eredi decidono se pagare il mutuo o rinunciare al bene. Qui bisogna fare un’assicurazione, ma il problema è chi la paga…  deve pagare lo Stato, che paga anche la rata per i soggetti più deboli. Poi capisco che se una persona ha un lavoro e decide di andare via prima per una scelta personale, a quello possiamo chiedere un sacrificio. Quindi io distinguerei per chi non ce la fa più o per chi il lavoro non l’ha più’, le giuste osservazioni del presidente Commissione Lavoro alla Camera dovrebbero far ben riflettere il Governo su quanto andrà a decidere nel prossimo futuro, fermo restando che pur immettendo questo punto nella Legge di Stabilità 2017 la decisione ultima spetterà al legislatore in carica, considerando però l’inattendibilità di questo Governo, teso solo alle multinazionali, banche e assicurazioni, probabilmente passerà se non ci saranno scudi alzati per fermare questa ignominia verso il lavoratore.

La Carta Costituzionale sancisce non solo i doveri di un cittadino ma anche i diritti i quali sono inalienabili anche se ultimamente si è visto che il Governo attuale ha calpestato senza ritegno ciò che i padri fondatori hanno deliberato per avere libertà e democrazia, questi due fondamenti il Governo le ha usati per il proprio interesse, vedasi l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, non contemplando ciò che la Corte Costituzionale aveva sentenziato per la perequazione delle pensioni, il bonus Poletti ne è una prova lampante, vedremo nel proseguo quanto valgono libertà e democrazia per il Governo che dovrebbe tralasciare i conti e i bilanci statali, la schiavitù dell’EU e guardare finalmente alle categorie dei lavoratori e pensionati con giustizia ed equità!

ARIELLA GIBELLATO

Fonte: PensioniBlog

 

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